Aspetti della consapevolezza • London, 2009

Conferenza di James Low, Londra 2009

Traduzione dall’inglese, a cura di Rita Gastaldi
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Estratti
“… di momento in momento dobbiamo scegliere se vivere nel mondo dei sogni degli eventi mentali o svegliarci al nostro posto nel mondo così come esso è. Il sogno offre la gratificazione istantanea che le nostre idee e intenzioni siano reali e importanti. Tuttavia siamo forzati dagli eventi a svegliarci alla infondatezza e inconsistenza della nostra situazione esistenziale, il campo esperienziale in movimento che sembra avere una vita per sé stesso. Il campo fenomenologico non può essere inchiodato e dobbiamo essere leggeri sui nostri piedi. Questo è il significato essenziale della consapevolezza, essere attenti a dove siamo e a come siamo …”

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“… essere consapevoli è essenzialmente un tendere all’emergere o alla presentazione o allo svelarsi della nostra esistenza così come essa sorge, con voi come partecipante in un mondo che è sempre già lì. Non può quindi in nessun modo riferirsi al controllo; voi non siete i responsabili in carica. Ma se siete attenti, se partecipate all’emergere della situazione troverete un modo per procedere. E questo è ciò che facciamo in terapia. Noi non siamo come gli attori, non impariamo la parte di un copione prima di andare a una sessione con un paziente ….”

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“… la cosa più importante è essere a cuore aperto, essere connessi, dare il benvenuto alle
particolarità della persona così come esse si presentano. Questo è il reale cuore della
consapevolezza; essere attenti a come le cose sono, non a come voi volete che esse fossero. Questo significa dire: “Risponderò a ciò che è qui. Io sono colui che partecipa. Io sto seguendo il mondo così come esso si mostra. Io non sono il boss, io non sono il responsabile in carica …”

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“… la consapevolezza è un impegno a ricordare chi noi siamo. Se pensiamo alle “membra”
come agli arti allora essere ricordati è riportare i nostri arti tutti insieme, per diventare intatti.
Molte religioni hanno il mito del dio massacrato, che è fatto in molti pezzi. E ricordare sé stessi significa raccogliere i nostri pezzi, ritornare a ricomporci nella nostra interezza, così che invece di essere dispersi siamo presenti come il potenziale a rivelare qualsiasi cosa la situazione richieda. Questo non è un ricordare o ritornare a come eravamo prima, ma è piuttosto mantenere la nostra presenza nell’integrazione del campo sempre aperto del nostro essere con il campo sempre aperto del nostro divenire …”

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